PERCHÉ I GIOCATORI DI CURLING NON SBATTONO MAI LE PALPEBRE?
L’essere umano è frutto di migliaia di anni di evoluzione. Madre Natura, in tutto questo tempo, ha svolto un continuo lavoro di affinamento: dalle questioni più funzionali, come il pollice opponibile, ai più piccoli interventi di finitura sensoriale.
I nostri occhi sono una piccola meraviglia di complessità e affinamenti costanti: esistono infatti continue risposte fisiologiche dell’organo visivo, che gli permettono di percepire sempre al meglio lo spazio circostante. I giocatori di Curling, semplicemente, hanno imparato a sfruttare un paio di questi meccanismi frutto dell’evoluzione sensoriale negli esseri umani.
Avete mai visto una partita di Curling? Si tratta di uno sport di squadra, praticato su ghiaccio, in cui i vari giocatori hanno l’obiettivo di spingere, far scivolare e portare a destinazione pesanti pietre di granito levigato verso un’area prestabilita e contrassegnata da tre cerchi concentrici. Forse vi siete accorti che, durante il lancio della cosiddetta Stone, il giocatore di curling entra in una sorta di momento d’extra-concentrazione. In questi istanti il Curlers si abbassa, quasi a sfiorare il suolo ghiacciato della pista, e resta immobile, con gli occhi spalancati e le palpebre perennemente aperte, nemmeno un battito di ciglia.
Perché?
L’occhio è notoriamente l’organo deputato alla visione, ma trattandosi di un’estroflessione del nostro cervello per poter monitorare la realtà esterna e rimandare una serie di informazioni da processare, registra gli input visivi necessari al coordinamento motorio e mentale. È altresì un organo estremamente delicato, sulla sua superficie conta numerosissime terminazioni nervose ed è quindi potenzialmente soggetto a facili irritazioni. Ecco, qui entra in funzione la palpebra. Il battito di ciglia è ciò che permette all’occhio di rimanere umido e pulito attraverso la lubrificazione, una sorta di tergicristallo del bulbo oculare. Quando le palpebre svolgono la loro funzione, tuttavia, compromettono per una frazione di secondo il nostro campo visivo ed interrompono il processo di accumulazione dei dati di cui gli occhi sono testimoni. Per questo motivo, quando una mansione richiede particolare attenzione, per esempio durante la lettura, il nostro cervello rallenta automaticamente il numero di battiti di ciglia, in modo da permetterci di accumulare un maggior numero di informazioni.
I giocatori di curling hanno imparato a sfruttare a proprio favore questo meccanismo e, con un’elevatissima capacità di concentrazione, durante lo svolgimento dei lanci mantengono gli occhi costantemente aperti alla ricerca del massimo numero di informazioni. Questo per permettere alla mente di elaborare correzioni minime ma indispensabili alla traiettoria della Stone e di consentire al corpo di imprimere la forza necessaria e la precisione indispensabile. Lo sguardo ferreo e irremovibile dei giocatori di Curling non è quindi altro che una normale risposta fisiologica del nostro organismo sfruttata al massimo delle sue potenzialità.
La stessa cosa può essere detta anche della capacità di tenere gli occhi spalancati alla massima ampiezza. In questo caso il merito è della tensione che i giocatori provano durante i lanci: il grado di importanza e solennità che un giocatore riesce ad associare ad ogni lancio, infatti, fa produrre più adrenalina, che a sua volta permette agli occhi di ampliare la loro superficie, in modo da esporli al massimo numero di stimoli visivi e permetterci reazioni più rapide.
Tutto questo ci fa comprendere quanto la vista sia un meccanismo adattivo, funzionale e quindi di estrema importanza nel permetterci di portare a termine i vari compiti che la quotidianità, così come le situazioni più anomale e particolari possono presentarci.